Il romanticismo della posta tradizionale
Ho scoperto, con mio grande stupore, che c’è ancora l’incaricato di Poste Italiane che periodicamente va a svuotare le cassette della posta, anche quelle che stanno negli angoli più sperduti delle città.
Ho incrociato stamattina il furgone dell’ufficio postale e sono rimasta a curiosare perché avevo capito che l’impiegato sarebbe andato ad aprire la buca della posta. E, sarò anche eccessivamente curiosa, ma volevo capire quante lettere c’erano dentro.
Due. Solo due lettere. In una buca che non so da quanto tempo non veniva svuotata. Due lettere, un paio di sacchetti di patatine vuoti, qualche fazzoletto sporco e altre cartacce. A un certo punto mi è venuto il dubbio che i giovani non sappiano più neanche a cosa serve una buca della posta (che poi, complici le nuove tecnologie, oggi confondiamo anche il nome: buca, cassetta, casella…). E mi sono trasformata in una vecchia comunicatrice nostalgica che si rilassa ricordando il tempo delle lettere, degli amici di penna e delle cartoline tradizionali inviate dai posti di vacanza!