Pino Daniele e la presunta morte dell’informazione
A un anno di distanza diventa d’obbligo una riflessione pubblica.
Ricordate quanto accaduto in occasione della morte di Pino Daniele? Io ho un ricordo nitido di quelle ore e di tutto quello che ne conseguì dal punto di vista dell’informazione.
Il primo a dare la notizia della morte di Daniele fu Eros Ramazzotti con un post su Instagram. Poi: il vuoto. Solo il rincorrersi di voci social. Post su Twitter, poi su Facebook. E l’informazione? Niente. Ricordo benissimo di aver atteso a lungo il lancio dell’Ansa prima di prendere per vera la notizia. E ricordo di aver atteso invano e di essere andata a dormire con il dubbio.
E sapete cosa mi restò delle considerazioni del giorno dopo? Quelle di chi si affrettò a precisare che con Pino Daniele era morta anche l’informazione.
Le agenzie di informazione arrivarono sulla notizia della morte del popolare cantautore napoletano con un clamoroso ritardo. E allora ci fu chi anticipò i funerali dell’informazione tradizionale.
Ricordo nitidamente anche una chiacchierata che feci nei giorni a seguire con chi nel mondo delle agenzie ci lavora. Provocatoriamente chiesi: senti, ma hai sentito quante polemiche sul ruolo delle agenzie quando è morto Pino Daniele? Tu che ne pensi?
Il suo discorso non fece una piega: in un mondo in cui le bufale si susseguono ogni giorno sui social, la differenza la fa chi le notizie le verifica, anche se arriva con un po’ di ritardo.
Ve la immaginate voi un’agenzia di stampa che, per la fretta e per una mancata verifica, manda in rete una notizia errata o una bufala? Aveva terribilmente ragione. Io lo sapevo. Ma sentirmelo dire da un’altra persona fu troppo bello. Si chiama informazione di qualità: prima di informarti di qualcosa io devo essere certo di quello che dico.
La sua risposta alla mia domanda impertinente è e resta tuttora la mia certezza: la qualità dell’informazione oggi è l’unica cosa che può fare la differenza; l’unica cosa che ci salverà.
D’altronde, se ci riflettiamo bene, il ruolo dell’informazione è proprio questo: spiegare le cose agli altri; ma spiegarle avendo tutte le certezze di quello di cui scriviamo/parliamo. Se mancano le certezze, beh, i giornali diventano come i social, dove chi scrive può scrivere quello che vuole e quando vuole, senza la necessità di citare la fonte o di avere la certezza di ciò che dice.
Senza demonizzare il ruolo del social media, per carità: ma i social sono una cosa e l’informazione un’altra.