Giornalismo, negli Usa pezzi pagati 100mila dollari?
Fortunatamente il giornalismo resta uno dei più bei mestieri del mondo.
Lo capisci quando, dopo mezza giornata passata ad arrovellarti il cervello sul gelato della Madia (e sul titolo che “Chi” ha dedicato alla “notizia”), ti capita sottomano una notizia completamente diversa. Qualcosa che ti fa sperare perché significa che c’è ancora qualcuno al mondo, anche se dall’altra parte del pianeta, che crede al giornalismo vero, alle inchieste e al cosiddetto giornalismo investigativo.
Il Foglio ha dato la notizia e Dagospia l’ha ripresa e rilanciata nel mondo del web: Jill Abramson, ex direttore del New York Times, starebbe lavorando a un nuovo prodotto editoriale. Le indiscrezioni parlano di un nuovo modo di fare informazione, con notizie che sono più lunghe di un articolo e più corte di un libro; un giornalismo che punta sulle inchieste, sulle storie e sui “ritratti” che saranno pubblicati con cadenza mensile a 2,99 dollari al mese.
Le novità principali sono due a mio avviso.
La prima, quella rilanciata sul web (considerati i purtroppo miseri tempi che corrono oggi per chi fa informazione in Italia): il compenso degli scrittori/giornalisti. Si parla di un anticipo che ruota intorno ai centomila dollari (cifra che – rimarca l’articolo de Il Foglio – è concepita per gli scrittori destinati a diventare autori di bestseller e non certo per giornalisti).
La seconda, forse meno evidente ma su cui inviterei a riflettere: la fiducia nel longform journalism. Una netta inversione di tendenza rispetto a chi considera il giornalismo in via d’estinzione per via dei nuovi mezzi di comunicazione e a causa della pigrizia oramai cronica dei lettori che passano da un link all’altro senza mai approfondire.