L’orso e noi, il difficile equilibrio tra uomo e natura

Febbraio 21, 2025

Fascino e spavento. Non c’è reazione univoca quando si parla dell’orso bruno, il più grande e carismatico carnivoro in circolazione anche in Europa. Un animale che siamo abituati ad associare a dolci peluche o a cartoni animati che hanno fatto la storia. Ma l’orso è reale, vive anche sulle Alpi, dove un progetto specifico ha tutelato la specie dall’estinzione; si tratta di un progetto riuscitissimo, tanto che, a un certo punto, c’è stata una vera e propria crisi di rigetto da parte di molti residenti. 

Quando si parla di orsi, c’è chi fa riferimento a una strage silenziosa, chi a una convivenza difficile, e chi ancora si mobilita contro gli abbattimenti indiscriminati. La storia del rapporto tra l’uomo e l’orso è controversa e parte sempre da una domanda: è possibile la convivenza tra uomini e plantigradi? Come dicevamo, oramai trenta anni fa, finanziato dall’Unione Europea, è partito il progetto Life Ursus che punta alla tutela della popolazione di orso bruno del Brenta. Chi è geograficamente distante dal Trentino tende a ricordarsi dell’orso solo in determinate occasioni, quando l’attenzione mediatica si concentra sulla pericolosità della vicinanza del mammifero all’uomo e quando i media fanno da cassa di risonanza agli animalisti che lottano contro violenze e soprusi nei confronti degli animali. 

Da sempre, in Italia, la figura dell’orso è ingombrante e fonte di polemiche e prese di posizione. Raramente, però, ci si sofferma sul rapporto tra l’uomo e l’orso.  Ci prova Matteo Zeni, già guardaparco del Parco Naturale Adamello Brenta e membro del Corpo Forestale Trentino, con il libro «L’orso e noi. Il ritorno dell’orso bruno sulle Alpi tra speranze, paure e contrasti» (Il Margine, Erikson). 

Zeni fin dall’infanzia si appassiona agli orsi bruni delle Alpi e comincia a seguirne le tracce per passione e poi anche per lavoro. Il libro è un lungo viaggio appassionato (circa 600 pagine)  per approfondire il rapporto tra l’uomo e l’orso bruno delle Alpi, partendo da dati, numeri e storie, senza tralasciare episodi conosciuti al grande pubblico perché divenuti di stretta attualità. È il caso dell’orsa Daniza – uno dei plantigradi che avevano ripopolato la zona grazie al progetto Life Ursus –  responsabile di una aggressione a un cercatore di funghi in Trentino e poi deceduta dopo essere stata narcotizzata dalla Guardia Forestale. La storia di Daniza diventa significativa perché evidenzia mancanze nell’operato delle istituzioni e ripropone interrogativi profondi ed esistenziali su come l’uomo può vivere il rapporto con le altre specie viventi in natura. 

Sotto i riflettori finisce, tra i tanti, pure il caso di KJ2, orso abbattuto perché recidivo e pericoloso, colpevole del ferimento di un uomo che passeggiava in un bosco in Trentino. 

Nel volume di Zeni non mancano gli spunti di riflessione su una convivenza che potrebbe sembrare difficile ma allo stesso tempo si rivela anche necessaria. Con Life Ursus gli orsi diventano famosi, guadagnano l’attenzione mediatica e sono coccolati dai media prima della loro re-immissione in natura. Poi però la situazione, dal punto di vista pratico e da quello mediatico, precipita. 

Convivenza difficile, si dice. Ma pure un rapporto che per lungo tempo si è basato su un misto di timore e rispetto reciproco; una situazione che poi evolve rapidamente e porta a una crisi. Il sanguinoso eccidio tra metà e fine Ottocento è solo una fase del complicato rapporto.  

Ma appare evidente come l’orso non sia necessariamente un animale di troppo da spazzare via: si tratta di esseri viventi che popolano la natura da sempre e che rendono sempre più attuale il discorso del difficile equilibrio in natura. Non è solo un rapporto bidirezionale tra uomo e orso: in ballo ci sono gli apicoltori, gli animali domestici, l’agricoltura… tutto quanto ruoto attorno alla natura nelle zone popolate dai plantigradi. Insomma, un rapporto difficile da analizzare, pure in oltre 500 pagine, che non si esaurisce in un libro e continua a scatenare dibattiti. 

(da www.resistenzequotidiane.it)

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