Comunicazione, politica e talk show
«La comunicazione non può sostituire la politica». Io lo sostengo da tempo. Ma dopo che Stefano Rodotà lo ha pubblicamente dichiarato in trasmissione da Floris posso scriverlo qui anche a caratteri cubitali. E – consentitemi un pizzico di vanità – posso anche vantarmi di averlo sempre sostenuto.
Ci sono momenti televisivi che ti riconciliano con la politica, con il diritto e con la democrazia. Ospitate – non nel senso negativo del termine – che ti danno fiducia perché ti mostrano che c’è ancora qualcuno che la pensa come te e che forse il tuo dissenso quotidiano verso la politica in generale e verso alcuni modi di comunicare non è solo il frutto di una demenza senile molto anticipata.
Devo dire che l’intervista di ieri sera a Rodotà mi ha in un certo qual senso riconciliata con la televisione e con i talk show. Dopo un inizio di stagione abbastanza sonnolento (ammetto di aver profondamente dormito nel corso delle prime trasmissioni, facendo zapping da “Ballarò” a “Di Martedì”), il finale di trasmissione di Floris mi ha ridato speranza: anche nei talk show serali c’è spazio e tempo per approfondire tematiche principali e per sentire parlare qualcuno che ha a cuore i diritti e non solo i voti dei telespettatori.
Tanti i temi dell’intervista che andrebbero ripresi, trattati approfonditamente, sviscerati per gli addetti ai lavori. Uno su tutti: l’esordio sui social media e i vecchi media tradizionali e il commento della scelta di Renzi di riappropiarsi degli spazi tv che qualcuno crede oramai morti…
Vi confesso che una strana sensazione, però, si è impossessata di me quando Maria De Filippi è stata presentata come un’esperta di comunicazione ed è stata intervistata a proposito delle strategie di comunicazione di Matteo Renzi. Ma come? Esperti esperti in senso tradizionale non ce ne sono? Con tutto il rispetto per la De Filippi, sia chiaro, ma non c’è qualcuno che possa parlare della comunicazione di Renzi senza necessariamente condurre programmi tipo “Uomini e donne”? L’ho pensato, ve lo confesso; e lo scrivo anche, proprio perché certe sensazioni vanno condivise (almeno con quei tre lettori che solitamente mi seguono). Ma forse la mia considerazione è “antica” e legata alla vecchia concezione dell’”intellighenzia” di cui si parla anche nel corso dello spezzone di trasmissione che linko di seguito e che invito tutti a vedere.
Mi sono svegliata con un pizzico di speranza in più stamattina. Per i contenuti trattati ieri sera, per la signorilità, l’eleganza e la preparazione di Rodotà. Ma anche perché l’intervista si è conclusa nella maniera tradizionale, con una stretta di mano e un “buonasera”. Niente selfie, niente carmelitasmack. Scusatemi, ma io – anche se non tanto anziana – continuo a credere che la politica e la comunicazione siano una cosa seria.
Qui trovate la prima parte dell’intervista e qui la seconda.
Buona visione!