I giornali e gli strafalcioni su Mandela
Per alcune testate giornalistiche italiane Nelson Mandela è diventato il padre dell’apartheid. Avevo letto qualcosa ieri sera ma – lo ammetto – credevo di essere un po’ assonnata. Poi stamattina vedo che sono parecchi a riprendere la notizia: per alcuni giornali italiani Mandela, nel giorno della sua morte, è diventato il padre dell’apartheid. Questo post, sia chiaro, non ha alcuno spirito polemico. Tutti conosciamo i ritmi frenetici che governano i giornali, specie quando si deve titolare e mandare in Rete una notizia del genere. Sul lancio della notizia della scomparsa di Mandela credo ci siano state in ballo milioni di visite in più o in meno. E, si sa, sulle visite si fondano le pubblicità, e quindi i soldi. Ma può solo la fretta determinare uno scivolone del genere? Ci si interroga sulla questione. Io dico che questa è una buona occasione per riflettere sull’approssimazione dell’informazione oggi, di noi giornalisti, sullo spasmodico copia e incolla che, per una serie di concause, oggi la fa da padrone e – fatemelo dire, non lo neghiamo – anche sull’ignoranza. Per fortuna (io la penso così) siamo nell’era di internet: basta poco a correggere determinate notizie o a scusarsi. Così come basta poco per essere “sgamati” da mezzo mondo se si incappa in un errore così clamoroso.
Mi segnalano anche il tweet di una star, Paris Hilton, che avrebbe attribuito a Mandela il “We have a dream” di Martin Luther King. Ma io a una persona del mondo dello spettacolo una gaffe la perdono; all’informazione meno.
Con una breve ricerca on line, ho scoperto che qualcuno più bravo di me ha provveduto a fare degli screenshot, con delle immagini che supportano quanto ho scritto finora. Saranno solo alcuni e mi spiace non averli trovati tutti.
Eccoli: