Da piccola, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, prendevo solitamente una copia del Roma e gridavo a mia madre: “Io voglio scrivere qui”. Qualche anno dopo, alle elementari, imitavo spudoratamente mio padre – che ogni domenica sera dettava al telefono cronache sportive a quotidiani e agenzie di stampa – fingendo di dettare pezzi al telefono con tanto di punteggiatura. Mi attaccavo al telefono, libero, e cominciavo le mie cronache personali inventate di sana pianta. A sette anni conquistai la mia prima macchina da scrivere. Quando scoprii che Babbo Natale mi aveva portato un giocattolo che non riproduceva neanche lo stesso rumore della Olivetti che avevo visto e ammirato da lontano mi arrabbiai come una matta. E allora, a dieci anni, arrivò il regalo più desiderato: una macchina da scrivere vera, di seconda mano, una di quelle che si usavano negli uffici e che occupavano una scrivania intera. È su quella macchina che ho cominciato a scrivere i miei primi pensieri compiuti, nella speranza che qualcuno, un giorno, potesse pubblicarli.
Da adolescente la passione per il giornalismo non mi mollava. E allora, quando il computer era arrivato anche a casa mia, cominciai a scrivere periodicamente lettere/articoli su Hurrà Juventus, inseguendo un sogno: il mio nome sul giornale della squadra del cuore.
Prima di diventare maggiorenne cominciai a scrivere di nascosto a una serie di redazioni locali nella speranza che qualcuna di queste mi desse la possibilità di cominciare a scrivere sul serio. Qualcuno mi prese davvero sul serio e iniziai la gavetta fatta di cronaca locale e sport.
L’amore per il giornalismo ha sempre viaggiato di pari passo con l’interesse crescente per il mondo della comunicazione. E allora via con le scelte di studio: Scienze della comunicazione (ultimo anno del caro vecchio ordinamento), un master in Media Education, anni e anni dei tipi più disparati di collaborazioni giornalistiche, qualche ufficio stampa, un’esperienza nell’Ufficio Comunicazione dell’Agcom, due anni in redazione al Quotidiano del Sud di Salerno e l’esame da professionista “guadagnato” grazie all’esperienza sul campo, come avevo sempre immaginato.
Nel corso degli studi mi appassiono sempre più ai temi che riguardano la deontologia e la morale della professione giornalistica, scelgo una tesi di laurea sulla deontologia professionale, un lavoro che pone l’enfasi sui guasti che un’informazione non corretta o poco attenta può causare. E da quel momento comincio a pensare seriamente che sarebbe opportuno creare un osservatorio sulla qualità dell’informazione.
Oggi dico senza problemi che faccio parte della generazione di chi, appena arriva in un’azienda/pubblica amministrazione/associazione per un lavoro/stage/tirocinio, si sente ripetere: “Mannaggia, sei tanto brava ma c’è la crisi… Se solo fossi arrivata da queste parti qualche annetto fa!”. 🙂
Cullo il sogno di trasmettere ai giovani la mia passione per il mondo del giornalismo e della comunicazione e spesso tengo, assieme alla collega giornalista e docente Annamaria Bove, dei corsi sull’educazione all’informazione e alla comunicazione nelle scuole di ogni ordine e grado.
Sono stata anche segretaria e presidente dell’Assostampa Campania Valle del Sarno e segrataria/consigliere del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.
Aaah, quasi dimenticavo: mi chiamo Barbara Ruggiero, come forse fino a questo punto si sarà capito. Mi trovate anche su Facebook, su Twitter (@barruggi) e su Linkedin.
Visto che condividiamo la passione per la lettura, ti consiglio caldamente questo libro: http://www.fratinieditore.it/la_bambina_e_il_buio.html. Mi ha fatto spanciare dalle risate! 🙂
Ciao! Benvenuto e grazie della segnalazione! 🙂
Grazie a te per la risposta! 🙂